Scrive su www.ponenteoggi.it Alessandro Giacobbe:
Imperia: la Compagnia Corale propone “Ma se ghe pensu”
Il sodalizio musicale del capoluogo rilancia e propone il nuovo repertorio.
“Ma se ghe pensu”. Un ponte ideale tra Liguria e Sud America. Terre di migrazione e di accoglienza, grande “mesclada” di Cultura. Questa è la nuova proposta del programma dell’apprezzata Compagnia Corale di Imperia. Si tratta di un sodalizio musicale di primo livello, radicato ad Imperia, città vocata alla musica.
La Compagnia Corale nasce nel 1989 e si impone per le sue scelte sempre rinnovate, capaci di spaziare dalla musica antica a quella contemporanea e con un approccio umano molto forte, saldo all’interno del gruppo ed aperto al pubblico, sino alla valorizzazione dei luoghi in cui si svolgono i concerti. Le sfide ed i successi della “Compagnia” sono molto numerosi. Il sodalizio è ora guidato da Marina Carli come presidente ed il coro è diretta dall’apprezzata Maestro Vittoria Bessone. La Compagnia Corale di Imperia è stata riconosciuta dal Consiglio Comunale di Imperia quale Gruppo di Musica Popolare e Amatoriale di Interesse Comunale, nell’ambito del Tavolo Nazionale per la promozione della Musica Popolare e Amatoriale, istituito dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali.
E allora cosa c’è di nuovo ? “Ma se ghe pensu”… un progetto presentato al pubblico all’inizio di marzo. Una scelta rigorosa, filologica e di grande impatto emotivo. Canzoni storiche della Liguria occidentale, pressoché dimenticate, scovate tra archivi e memorie di anziani… “A via di Orti” risale addirittura al periodo della Guerra di Successione Austriaca, a metà Settecento. E poi tante altre fino al climax di “Ma se ghe pensu” la canzone dei migranti liguri, degli “Xeneixes”, come dicono in Argentina (e come ben sanno i tifosi del Boca Juniors). Qui c’è una voce di memoria, di ricordo, di struggente desiderio di patria. E allora ecco il percorso sudamericano, con brani argentini, brasiliani e via dicendo.
Una scoperta autentica, che era ed è quella dei grandi compositori del continente latino, così lontano eppure oggi così vicino. Anche perché tanti dal Sud Americano oggi sono qui tra noi, per lavorare, per vivere. Si vedono visi quechua, chachapoyas, cariocas… Il loro corpo qui, la loro cuore nel paese di origine. Si ricollegano così, non solo idealmente, percorsi transoceanici che affondano le radici in culture spesso molto vicine. Idealmente, materialmente, psicologicamente. Un programma affascinante, che fa bene all’anima.